Partiamo in direzione del Passo Falzarego, precisamente verso il Piccolo Lagazuoi, per salire Fante di cuori. Ma poi una chiamata della guida alpina Federico Gardoni, grande amico del mio compagno di cordata, ci illumina con un’altra opzione: The wall alla Torre grande, aperta da Mario Dibona e compagnia nel 2008. Questa via sportiva mi ha sempre inquietato per i suoi gradi non alla mia portata, ma certa di potercela fare da seconda nei tiri più difficili, accettiamo entrambi il consiglio di Federico e proseguiamo la strada qualche minuto fino al ristorante Strobel.

La via attacca qualche metro dopo la via Dibona, che abbiamo già salito e che ho trovato molto interessante, anche per la qualità della roccia.
Vediamo se The wall rispetterà le aspettative…
Innanzitutto, con sottomano la guida Dolomiti new age di Alessio Conz, ci tengo a lasciarmi prendere dalla curiosità di conoscere questo Mario Dibona, guida alpina e Scoiattolo di Cortina, anche lui apritore ‘compulsivo’ di vie.
Qui leggo
“(Mario Dibona) ha concatenato dopo 7 giorni e 6 notti tutte le cime importanti della conca cortinese in pieno inverno da solo e senza mai scendere a valle per rifornirsi. […] In Dolomiti ha aperto più di 40 vie tra il V e l’VIII grado”.
E dalla stessa guida riporto alcune delle parole di questo alpinista.
“Un lungo periodo l’ho dedicato all’alpinismo himalayano per vedere nuove montagne e popoli silenziosi, imparare a meditare e rispettare altre culture e religioni ben lontane dalle nostre (oltre a Francia, Spagna, Africa, America, Grecia, Pakistan, Alaska, Nuova Zelanda, Perù, ndr). I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi, diceva Johann W. Goethe.
[…]
Era la fine degli anni ’80 quando si diede inizio all’apertura di nuove vie attrezzate a spit utilizzando il trapano a batteria. Nei dintorni di Cortina arrivò Eugenio Cipriani, vestito in modo alquanto sgargiante, che vide la possibilità di aprire nuove vie lungo pareti ancora inesplorate. Il suo modo di attrezzare le vie fu a volte criticato per l’eccessivo numero di protezioni su difficoltà non particolarmente elevate. Alcuni anni dopo, un giovane Scoiattolo di Cortina, Massimo Da Pozzo detto il Mox, cominciò anche lui ad aprire vie moderne a spit, cercando di mettere le protezioni molto distanti su difficoltà estreme. Tra questi due alpinisti, mi collocai io, cercando di attrezzare vie di media difficoltà con dei parametri di sicurezza accettabili, offrendo una piacevole arrampicata. Le vie aperte sono attrezzate per lo più a fix, con soste sicure anche per una eventuale discesa. La volontà di mettere fix anche dove potrebbe starci un chiodo, è dovuta dal fatto che i chiodi spesso vengono tolti e rubati da “alpinisti” poco nobili e alquanto maleducati.”
Bene, giunti all’attacco della via, è il momento di prepararci: 300 metri di puro divertimento (forse, chi lo sa) ci aspettano!













Eh sì, più salgo e più penso che ascoltare il suggerimento è stata la mossa giusta. I gradi e l’obbligatorio mi facevano paura, ma la linea, la roccia e la scalata ne valgono la pena.
La via è protetta benissimo, anche se l’obbligato si fa sentire (parlo per me, ovviamente). I miei azzeri non mancano dal 6b+ in su (in alpinismo si è liberi, però è bene anche essere onesti!). Ma il divertimento è assicurato: la roccia è splendida, tranne nel tiro chiave, che, oltre a trovarlo purtroppo bagnato dalle recenti piogge, presenta qualche pezzo di roccia instabile e taglia di netto la meravigliosa placca con la sua parte strapiombante di 7a+.

Il tiro che precede quello chiave è fantastico, con la sua placca leggermente strapiombante e il tratto esposto con buchi abbastanza distanti (la sequenza è da studiare).

Anche i tiri di 6a, continui e tecnici, offrono un’arrampicata riflessiva e un’esperienza che ti invoglia a proseguire e gustarti la via tiro dopo tiro. Confesso che con un po’ più di allenamento non mi dispiacerebbe ripetere questa via!
Ah, dimenticavo! Il mio compagno di cordata Paolo ha usato un’espressione che non conoscevo per descrivere le tante prese di questa via: ‘prese di sensazione’. La riporto perché la trovo affascinante, oltre che azzeccata!
Sì, sai, quelle prese che subito sembrano buone perché, nel breve tempo di resistenza che hai non ne trovi di migliori accarezzando la roccia con una dolcezza mista a paura di volare, e poi inizi a capire che anche queste non sono un gran che, ma le devi tenere avvicinando il più possibile il gomito, alla parete, verso il basso, affinché queste prese (piccole tacche svase) non ti scivolino via.
Non potevo chiedere di meglio a questa giornata di inizio settembre: il cielo limpido (qualche nuvola a parte nel primo pomeriggio), temperatura perfetta in maniche corte, un panorama spettacolare su Marmolada, Lastoni di Formin, Cinque Torri e altre montagne, e un muro di roccia che no, questo no, non vogliamo abbattere.




E, come promesso a Samuele, ti lascio la sua dettagliata relazione della via!
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