La parte più compatta della parete sud della Marmolada aveva attirato da tempo l’attenzione di diversi alpinisti, tra cui uno dei più famosi: Heinz Mariacher, che era stato già protagonista di alcuni tentativi sulla parete d’argento.
Nel 1981, però, i cecoslovacchi Jindřich Šustr (all’epoca diciassettenne) e Igor Koller lo precedettero con una salita che avrebbe fatto storia.
Hanno battezzato quella linea, lunga 37 tiri di corda, Weg durch den Fisch (Via attraverso il pesce), caratterizzata dalla grande nicchia a forma di balena al centro della parete che ispirò il nome.
“Entrambi (Mariacher e Koller, ndr) perseguivano però stili diversi. Il purista Mariacher si calava con la corda ogni volta che la parete davanti a lui diventava troppo difficile e cercava un passaggio più facile. Igor Koller, invece, utilizzava in modo limitato ganci e cliff per superare i punti più difficili della parete, ma l’uso del trapano era per lui tabù. Fu così che Koller fu il primo a tracciare una via attraverso la zona della parete che anche Mariacher aveva tentato di scalare.”
[Fonte: http://www.bergsteigen.com]
Questa via non era solo una via nuova sulla sud della Marmolada, ma anche un nuovo modo di affrontare pareti del genere: Igor Koller e il giovane studente Indřich Šustr non avevano mai scalato prima insieme e il 2 agosto del 1981 salirono con un sacco da bivacco, due candele, due fette di pane, due litri d’acqua, un po’ di salame e formaggio, due corde da 45 metri, 25 chiodi intermedi, 15 chiodi di progressione, un set di dadi e due cliff hanger.

Inizialmente la via non suscitò grande interesse, ma poco a poco divenne chiaro che si trattava all’epoca della via più difficile delle Dolomiti, forse addirittura una delle più importanti vie alpinistiche delle Alpi.

“Il nome di Igor Koller è legato alla grandiosa apertura di quella via sulla parete Sud della Marmolada, che nel 1981 decretò un salto in avanti dal punto di vista tecnico e psicologico per l’apertura di nuove vie sulle Alpi. La prima salita del Pesce aprì le porte del VII grado sulle Alpi, anche se almeno inizialmente la portata dell’impresa non fu pienamente compresa. I due cecoslovacchi, interpreti di una cultura alpinistica lontana da quella occidentale, passarono con l’uso di 25 chiodi intermedi e con l’uso di 15 chiodi di progressione oltre all’utilizzo di nut, friend, sky-hook e cliff-hanger, anche questi usati per la progressione. In quanto aperta non in arrampicata libera ma con l’uso dei mezzi di progressione artificiali, la via subì il giudizio negativo da parte dei puristi e venne almeno inizialmente snobbata. Si sapeva dalle relazioni che la linea era estremamente severa: 900 metri di parete con un susseguirsi di passaggi di 6b, tiri continui sul 6b+ e passaggi in artificiale di A0 e A1 su ancorette. Eppure non fu chiara da subito la portata della salita. Con l’uso delle protezioni rimovibili nei tratti in artificiale Koller e Šustr dimostrarono che non era necessario ricorrere sempre al perforatore. In ogni caso si dovette attendere il primo tentativo di ripetizione di Manolo, Heinz Mariacher, Luisa Iovane e Roberto Bassi nel 1984 per comprendere quanto fosse stata significativa tecnicamente quella prima salita.”
[Fonte: Igor Koller, il guerriero dell’Est su anniversario.lasportiva.com]
“Ma dieci metri di arrampicata artificiale in una parete di 800 metri non sono certo una tragedia”, rispose Koller.

ph Heinz Mariacher – fonte http://www.tazio.it
Fu infatti lo stile con cui i cecoslovacchi affrontarono l’impresa a suscitare un grande interesse. Durante la prima ripetizione del ‘Fisch’ nel 1984, Heinz Mariacher vide realizzata la sua visione di una salita di tale lunghezza e difficoltà senza l’uso di spit, anche se i passaggi chiave erano stati superati in artificiale. Ben presto fu affascinato da un’idea che molti ritenevano impossibile: scalare in libera la Via attraverso il pesce, rinunciando anche in questo caso agli spit come protezione. Un’impresa coraggiosa superare difficoltà così elevate su protezioni molto discutibili, ma ci riuscì!

‘[…] c’è un passaggio in libera eccezionalmente difficile (VII+) con un chiodo instabile come unica protezione lontano sette metri, tanto che viene da pensare che Jndrich Šustr, di appena diciassette anni, non fosse del tutto a posto quando è passato da primo.”
Scrisse Heinz Mariacher sulla rivista Alp.

“All’inizio la via dei conquistatori dell’Est non suscitò grande interesse, poiché si sapeva troppo poco degli scalatori orientali, che scalavano torri di arenaria con scarpe da arrampicata bizzarre e fissavano nodi nelle fessure per assicurarsi. Solo anni dopo, quando Manolo Zanolla, Heinz Mariacher, Luisa Iovane e Roberto Bassi scalarono la via, il mondo dell’arrampicata capì che Igor Koller e Jindrich Šustr avevano aperto quella che era probabilmente la via più difficile delle Dolomiti.”
[Fonte: http://www.bergsteigen.com]
Ma non era finita lì. L’avanguardia della generazione degli scalatori sportivi aveva nel frattempo sviluppato un sistema di autovalutazione che prevedeva, come differenziazione delle sfide, la scalata on sight e il free solo. Nell’agosto 1992, gli altoatesini Roland Mittersteiner e Hanspeter Eisendle arrivarono alla parete e la scalarono senza troppe difficoltà al primo tentativo.

Anche se difficilmente si può fare di meglio che on sight, la famosa guida alpina Hanspeter Eisendle afferma
“Si dice che on sight vale solo se uno della cordata ha superato tutte le lunghezze come capocordata, e non voglio metterlo in discussione. A noi non interessava apparire in qualche classifica, ma solo fare un’emozionante salita in giornata… Il risultato (quasi casuale) è stata una scalata di dieci ore del ‘Fisch’, senza l’uso di mezzi artificiali per la progressione e senza voli. E questo vale per il primo di cordata e per il secondo. Tutto qui”.

Fino a poco tempo fa, il Weg durch den Fisch era teatro delle più alte prodezze alpinistiche. Quando nel 2007 il ventitreenne tirolese Hansjörg Auer ha scalato la via in poco meno di tre ore senza corda, è entrato indelebilmente nella storia dell’alpinismo con quella che è tra le prime scalate in free solo più lunghe e difficili di tutti i tempi.

Tutte le ascensioni significative sul ‘Fisch’ confermano ciò che Heinz Mariacher aveva già sottolineato con forza in passato: nonostante tutto l’entusiasmo per l’arrampicata sportiva, i valori dell’arrampicata di avventura, di esplorazione, sulle pareti alpine non devono essere sacrificati con la perforazione della roccia!

Presidente del Club Alpino Slovacco (JAMES), Igor Koller è tra i più importanti alpinisti slovacchi di sempre e uno tra i più famosi a livello mondiale con salite e prime ascensioni indimenticabili, tra cui vie nuove, prime ascensioni e salite nel gruppo del Masino Bregaglia, come la parete Est-Nord Est del Pizzo Badile e lo sperone Nord del Pizzo Cengalo, sulla Marmolada (tra cui Cesta cez rybu del 1981), sulle rocce di Adršpach-Teplice, sulla catena montuosa Tatra, sul Petit Dru, Blaitiére, Les Droites e molte altre montagne. Nel Pamir è sua la prima ascensione dello Zhukov Peak con traversata al Lenin Peak (7134 metri), nei Monti Fansi sul Pik Bodchona (5138 metri).
[Informazioni raccolte anche dall’articolo di Uli Auffermann Der Weg durch den Fisch]
Via attraverso il pesce, la cronologia.
– Aperta il 4 agosto del 1981 in 35 ore da Igor Koller e Jundro Sust.
– La prima ripetizione fu di Luisa Iovane, Heinz Mariacher, Bruno Pederiva, Maurizio Zanolla Manolo nel 1984.
– Prima rotpunkt: Heinz Mariacher e Bruno Pederiva nel 1987.
– Prima a vista: Daniele de Candido nel 1990. Seguito dagli altoatesini Roland Mittersteiner e Hanspeter Eisendle nel 1992.
– Prima libera femminile da capocordata: Federica Mingolla il 17 luglio del 2016 con Roberto Conti.

– Nel 1990 Maurizio Giordani la salì in solitaria (autoassicurandosi in 9 tiri).
– Hansjörg Auer nel 2007 la salì in free solo.
[In copertina: Igor Koller nella 18ª lunghezza, la seconda lunghezza dopo il pesce 1981 – foto Igor Koller]
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