Tony Yaniro infranse le regole dell’arrampicata

‘Se non riesci a eseguire un singolo movimento difficile, non hai nulla da resistere’, lo ha affermato Tony Yaniro, uno dei fautori dell’allenamento moderno per l’arrampicata e molto probabilmente il primo arrampicatore a salire in red point un 8a. Un allenamento che si basa soprattutto sul formare la forza necessaria per garantire il mantenimento della resistenza su scalate lunghe. Per la resistenza ci vuole soprattutto tenacia, allenare la forza invece richiede il giusto equilibrio tra esercizio fisico e recupero.

Simpatico e modesto, muscoloso e metodico, Tony Yaniro non ha mai fatto davvero parte dell’ambiente americano. Lo dimostra, ad esempio, il non essersi sottomesso alle sue regole, nonostante sia cresciuto negli anni ’70, in piena epoca dell’arrampicata libera.

Tony Yaniro dopo 7 giri consecutivi su Equinox (5.12c), Joshua Tree – Foto di Randy Leavitt

A Stony Point, una zona rocciosa nei dintorni di Los Angeles, incontrò il suo primo compagno di arrampicata, Dick Leversy, e insieme intrapresero alcune escursioni nella zona di Tahquitz e Suicide, dove Tony conobbe grandi nomi dell’arrampicata come John Long, Jim Erikson e Tobin Sorenson. Erano i primi tempi dell’arrampicata libera.
‘Nutrivamo un tale rispetto nei loro confronti che non pensavamo nemmeno di provare una delle loro vie. Come poteva essere un 5.11?’, affermò Yaniro.

Poi Dick scoprì una bella linea a Suicide Rock: è Gates of Delirium e a loro sembrava troppo difficile, ma non conoscevano ancora nulla di paragonabile. Quindi dovettero aspettare che John Long, uno dei migliori in quei tempi, fallisse, per osare vie di livello 5.11. Quando Tony decise di scalare Drain Pipe, la via di Jim Erikson, questi gli consigliò di fare 100 trazioni al giorno aggrappandosi allo stipite di una porta. Tony seguì il suo consiglio e riuscì a scalare la via in brevissimo tempo. 

“Aveva sedici anni e si allenava intensamente. Dopo sei mesi riusciva a fare 85 trazioni di fila, di cui 9 con il braccio destro e 7 con il sinistro. 
[…]
Insieme al suo amico Randy Leavitt costruì varie attrezzature per l’allenamento: pannelli con prese, scale sospese, un marchingegno per le fessure di larghezza regolabile. 
‘Tutte quelle trazioni non ci avevano fatto solo bene. I nostri bicipiti e le nostre spalle si erano sviluppati troppo e questo sovraccarico di peso rallentava i nostri movimenti’. 
[…]
Dopo una pausa dall’arrampicata […], nel 1988 Tony fu invitato a Snowbird per la sua prima competizione internazionale sul suolo americano e provò un tale piacere nel vedere all’opera professionisti come Edlinger o Raboutou che riprese ad arrampicare. 
Tornato a casa, vicino a City of Rocks, aprì con intensa frequenza vie come Boogieman, la prima scalata in libera di un tetto con fessure di grado A3, considerato il passaggio in fessura più difficile al mondo. 
A corto di idee si rivolse alle placche lisce del Leslie Gulch, in Oregon, per sperimentare. Fu lì che affrontò vie sempre più difficili come Excess Energy e Sicilian.”
[Fonte: grimpavranches.com/les-plus/biographies/toni-yaniro]

Tony Yaniro su Warpath (5.12c), Joshua Tree NP 
Photo by Heinz Zak

La grande illusione di Tony Yaniro.

Era il luglio del 1979 quando Tony Yaniro chiodò Grand Illusion (il primo 8a della storia, qualcuno dice anche 8a/8a+, 5.13b/c): aveva 18 anni e aprì una delle vie che divennero leggenda, ma all’epoca la comunità americana di arrampicatori si concentrò sullo stile di apertura, condannandolo, invece che su altri parametri.

Ma cosa c’era da condannare?

Il fatto che Yaniro avesse lavorato, con la corda dall’alto o con la corda rinviata senza scendere a ogni rest o caduta, i passaggi più difficili della via prima di liberarla. Già, perché a quei tempi era quasi proibito lavorare i passaggi in top rope (l’hangdogging equivale ad appendersi alla corda per riposare o studiare la via dopo una caduta), cosa che oggi è ormai diventata prassi in falesia e non solo.

“All’epoca gli Stati Uniti, e in particolare gli scalatori californiani, vivevano come su un’isola isolata. Non volevano nemmeno sapere cosa succedeva nel resto del mondo. Pensavano di essere i migliori al mondo e guardavano dall’alto in basso tutti gli altri scalatori. Ma erano anche bloccati nel loro modo di fare! Dicevano sempre ‘continuerò a provarci in quel modo (yo-yo, ndr) finché non riuscirò a completare la via al primo tentativo”. E invece di andare a scalare, se ne stavano seduti al Camp 4, fumando erba e parlando di arrampicata. Ma noi volevamo scalare, scalare il più possibile ogni giorno!” Tony Yaniro

Inoltre pare che nessuno, nemmeno John Bachar, considerasse Grand Illusion una vera e propria via, ma solo un boulder di alto livello.

Yaniro dovette attendere l’arrivo di Wolfgang Güllich perché la via fosse ripetuta (cosa che Güllich fece nello stile di Yaniro…).

Grand Illusion è un tiro lungo circa 12 metri e strapiombi per 9 metri, un diedro con pendenza di 40° e alla base una fessura larga quanto un dito, della Fracture Roof sulla parete est del Sugarloaf (Lago Tahoe, California, Usa).

Tony e i suoi amici ci rifletterono a lungo prima di fare i primi tentativi. Il nome era già stato deciso perché arrampicare quella fessura pareva proprio una grande illusione! 

Il primo tentativo si concluse con una caduta dopo pochi metri! Le rigide regole californiane dell’arrampicata avrebbero impedito l’hangdogging, ma Yaniro se ne fregò e studiò il tiro da appeso. A volte le regole sono fatte per essere infrante, soprattutto quando ti impediscono di raggiungere il tuo obiettivo.

“Non sapevamo come scalare quel mostro: con la tecnica Piaz o come fessura da dita, come un tetto o come un diedro? Per questo l’abbiamo chiamata Grand Illusion. Devi capire che all’epoca in America si arrampicava in stile yo-yo, il che limitava parecchio le possibilità…” Tony Yaniro

Hangdogging permise a Yaniro di scoprire che gran parte di Grand Illusion poteva essere scalata, photo by Heinz Zak

Cercò i punti di incastro nella fessura del diedro. Dopo diversi tentativi e la pelle lacerata delle dita, Tony non si arrese e costruì una replica in legno della fessura. Si allenò duramente e infine riuscì a scalare la grande illusione, quella fessura di granito, con sole tre protezioni.

“Yaniro conosceva le vie più difficili della California e sapeva che Grand Illusion era molto più difficile di qualsiasi altra via avesse scalato prima: assegnarle un grado 5.13+ fu la conseguenza più logica. 
[…]
I migliori arrampicatori statunitensi cercarono di ripetere la sua impresa, ma senza successo! Il primo tentativo riuscito è avvenuto solo tre anni dopo la prima ascensione, nell’autunno del 1982, con Wolfgang Güllich. Gli ci sono voluti sette giorni di duro lavoro prima di riuscire a completare la scalata. 
Grand Illusion era molto più difficile di altre vie dure americane come Phoenix (5.13a), Cosmic Debris (5.13a) o Equinox (5.13a). 
Nel suo diario Güllich scrisse: ‘i sintomi di esaurimento totale, come nausea, insonnia e mancanza di appetito, mi convincono ancora di più che abbiamo sicuramente trovato il grado X e la via più difficile che abbia mai scalato finora. È forse la via più difficile al mondo?’.”
[Fonte: https://www.adrex.com/en/articles/earth/climbing/reclimbing-the-classics-grand-illusion-california]

‘Vent’anni prima del 1979 non esisteva nulla di simile al 5.11. Ma il 5.11 è diventato lo standard’, afferma Yaniro. ‘Ho semplicemente smesso di pensare che esistesse un limite alla difficoltà dell’arrampicata’.
[…]
‘Se i singoli movimenti erano fattibili’, affermò Yaniro, ‘sapevo che sarei stato in grado di completare l’intera scalata in un unico tentativo’.

“Da allora le regole degli standard e dell’etica tradizionali dell’arrampicata americana sono cambiate. Gli scalatori capirono che l’hangdogging e l’allenamento su attrezzi e prese artificiali erano utili, soprattutto se questo significava scalare vie spettacolari. Impararono che potevano diventare più forti più velocemente e che il grado di difficoltà poteva essere portato a livelli più alti.
Yaniro, insieme ad altri scalatori del suo tempo, predisse che nei 20 anni successivi alla prima ascensione di Grand Illusion ‘un 5.13 sarebbe diventato uno standard’. Aveva ragione.”
[Dall’articolo Sugarloaf’s Grand Illusion, Revealed di Deanna Kerr]

“All’epoca il 5.12 era il massimo, io ho dato a Grand Illusion un provocatorio 5.13+, perché era molto più difficile di qualsiasi altra via in California in quegli anni, non potevo fare altro. E alla fine ho scoperto che non mi sbagliavo del tutto.” Tony Yaniro

Patrick Edlinger “Le Blond” on Grand Illusion, 80s – Foto Gerard Kosicki – fonte http://www.tazio.it

La sapevi quella del suo Winnebago?

Che Tony Yaniro sia stato uno dei migliori arrampicatori al mondo e anche uno dei pionieri nell’apertura delle vie in America, lo sappiamo. Ma è curiosa la sua scelta di vendere casa per acquistare un Winnebago e girare il paese. Lo fece per potersi arrampicare ovunque e ogni volta che poteva. 

E per quando non potesse farlo su roccia, attrezzò il veicolo con un pannello d’arrampicata pieghevole sul retro. Un’innovazione per gli anni ’90, periodo in cui le palestre d’arrampicata erano ancora poche.

“Avevo bisogno di un posto dove allenarmi”, diceva Yaniro. “Ho sempre avuto una parete da arrampicata nella mia camera da letto, nel garage, dovunque. Ma venduta casa, non ne avevo più, quindi dovevo trovare un altro posto dove allenarmi”.

“Era alto tre metri e mezzo, e la parte superiore di un metro e venti si ribaltava all’indietro, poi – essendo montato su un asse girevole – si sollevava”, spiega Yaniro descrivendo il design della parete. “Aveva una cordicella, come un ponte levatoio. Tirandola, si abbassava. E mentre scendeva, due piccole gambe ai lati si aprivano e si appoggiavano a terra”.
[Informazioni raccolte dall’articolo di John Burgman]

Insomma, Yaniro incarnò la van life ancor prima che diventasse una normalità, una moda da pubblicare nei social.

Tony Yaniro non è solo Grand Illusion, è molto altro. Ad esempio è famoso il movimento Yaniro, che eseguì per risolvere il passo singolo di Choucas a Buoux: lo realizzò per evitare di lanciare, di eseguire un movimento dinamico, sulla parete strapiombante. Questo diminuisce lo sforzo del bloccaggio e consente di raggiungere appigli anche lontani in modo statico.
Il movimento Yaniro sfrutta il peso della gamba che si incrocia sul braccio per trattenere la presa con la mano e alzare il corpo attraverso un gioco di leve. 

Movimento Yaniro

Ho parlato del suo innovativo movimento, raccontato la sua grande via, rivelato la sua volontà di infrangere le regole… non ho detto tutto, ma mi sembra un buon punto di partenza se vuoi approfondire la storia di questo personaggio, non trovi?

[In copertina: Tony Yaniro si arrampica sulla fessura di Grand Illusion, photo by Heinz Zak]


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