C’era una volta, in una calda e soleggiata giornata di fine luglio del 1914, una grande montagna nelle Dolomiti e un rifugio chiamato Regensburger Hütte vicino al paesino di Ortisei, in Val Gardena. In quel rifugio c’era Luis Trenker, una guida alpina. Doveva portare con sé un dottore viennese a fare un’escursione, ma il dottore era un po’ spaventato dalle notizie sui giornali e non voleva più andare. Così Luis tornò al rifugio.

Proprio lì incontrò un giovane che non aveva mai visto, ma di cui aveva sentito parlare: si chiamava Hans Dülfer. Luis lo descrisse poi in un suo libro come “più di uno scalatore, un artista della roccia”.
Hans invitò Luis a provare insieme una salita molto difficile: la parete nord della Furchetta, nelle Odle. Questa parete era alta ben 850 metri e molte guide avevano già provato e si erano fermati. Era considerata una delle pareti più ardue dell’epoca, con difficoltà molto alte, di VI e in alcuni tratti di VII. Allora, nella notte, all’una di mattina, i due partirono per la scalata.

All’inizio erano pieni di coraggio, ma la montagna non era gentile: la roccia era marcia e friabile, come un vecchio biscotto che si sbriciola, e trovare appigli dove mettere mani e piedi era molto difficile. Dopo tante ore di fatica, diciassette ore di arrampicata, si erano alzati di gran poco sulla parete e arrivò un grande temporale: tuoni, pioggia e paura li costrinsero a tornare giù. Scapparono giù con molta difficoltà e rischi. Solo molti anni dopo, nel 1925, una cordata di Monaco riuscì finalmente a superare quella parete che Hans e Luis non erano riusciti a conquistare.
Ora ti racconto chi era Hans, perché era un ragazzo speciale. Hans Dülfer era nato il 23 maggio 1892 a Barmen, che oggi si chiama Wuppertal. Suo padre era un commerciante benestante e grazie a lui Hans, da piccolo, aveva già conosciuto le Alpi e aveva cominciato a salire le montagne. Quando si trasferì a Monaco di Baviera nel 1911 per studiare, andava in montagna ogni volta che il tempo glielo permetteva. Suo padre voleva che studiasse medicina, legge e filosofia, così Hans dovette farlo, ma poi riuscì anche studiare musica, che gli piaceva molto.
Da ragazzo Hans era magrolino e a scuola lo mandavano fuori dalle lezioni di ginnastica, ma poi diventò fortissimo sulle rocce. In poco tempo imparò a salire pareti difficili: salì pareti di V e VI grado, che allora erano cose da veri campioni. Fece molte prime ascensioni — cioè vie che nessuno aveva mai fatto prima — come la parete est del Fleischbank nel 1912 e una sua grande impresa, la parete ovest del Totenkirchl nel 1913. Salì anche la parete ovest della Cima Grande. Prima della prima guerra mondiale aveva già aperto circa cinquanta vie nuove e per questo era considerato uno dei migliori scalatori del suo tempo.
Hans non era solo coraggioso: era anche molto ingegnoso. Inventò nuovi modi di usare le corde per attraversare le pareti e per scendere in sicurezza, come una specie di trucco con le corde che aiutava a muoversi anche dove la roccia era più ripida. Per molti scalatori dopo di lui, come Emilio Comici, Hans fu un pioniere della tecnica moderna. Un altro famoso alpinista, Reinhold Messner, disse che Hans saliva come in una “danza in verticale”: immagina qualcuno che balla sulla parete!

Ma venne la guerra. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, Hans si arruolò come volontario a Monaco di Baviera per andare a combattere. Il 16 giugno 1915, nel pomeriggio verso le cinque, Hans fu ferito ad Arras-La Basse da una scheggia di granata e morì. Aveva solo 23 anni. All’inizio fu sepolto in un piccolo cimitero vicino al luogo dove era caduto; poi fu spostato in una tomba comune nel cimitero militare di Neuville-St.Vaast, dove ancora riposa.
Questa è la storia di Hans Dülfer: un ragazzo che divenne un artista delle rocce, che inventò modi nuovi per arrampicare, che provò imprese grandissime come la Furchetta insieme a Luis Trenker, e che purtroppo ci lasciò giovane, ma con un bellissimo ricordo dei suoi metodi di arrampicata.
