
C’era una volta, in un paesino chiamato Ortisei, un ragazzo silenzioso e coraggioso di nome Giovan Battista Vinatzer, ma tutti lo chiamavano Hans. Era nato il 24 febbraio 1912 in una famiglia contadina: mamma e papà lavoravano nei campi e Hans da piccolo li aiutava sempre. In casa però c’era un altro ‘vecchio’ scalatore: il nonno, che aveva messo piede per primo su una cima vicina chiamata Furchetta intorno al 1870.
Il fienile magico e l’allenamento segreto.
Hans non aveva maestri di arrampicata. Da solo, con tanta curiosità, inventò un modo speciale per diventare forte. Nel fienile di casa, tra le balle di fieno, costruì una parete tutta sua: saliva e scendeva di continuo, appendendosi con le mani e i piedi su tavole e corde. Faceva esercizi anche di notte, mentre la famiglia dormiva, per non far preoccupare la mamma.
La prima grande scalata.
Aveva appena 17 anni quando, insieme all’amico Luigi Riefesser, decise di salire in gran segreto su una montagna dietro casa: la Fermeda. Si arrampicarono silenziosi e leggeri, senza dire nulla a nessuno, come due piccoli gatti coraggiosi.
La ‘corsa’ sulla Furchetta.
Negli anni Trenta tutti parlavano della ‘battaglia’ del sesto grado, un grado che all’epoca era considerato il più difficile. Ma Hans voleva di più: nel 1932, a vent’anni, partì con Luigi verso la parete nord della Furchetta, un muro di roccia alto 800 metri pieno di strapiombi spaventosi. Nessuno ci era mai riuscito con tanta velocità e con così pochi chiodi nella roccia! Ci salirono in un solo giorno, tappa dopo tappa, e raggiunsero la cima come due aquilotti. Da lassù gridarono “ce l’abbiamo fatta!”, ma non andarono in giro a dirlo, perché Hans era umile e non amava i festeggiamenti.
Il mistero dei chiodi e il ‘re della libera’.
Si diceva che Vinatzer fosse il ‘re della libera’: voleva arrampicare usando solo le sue dita e i suoi piedi, mettendo pochissimi chiodi, per non appesantirsi e per tenere la scalata pura. Era come giocare a non prendere la mano del compagno in un girotondo: divertente ma molto rischioso!
La grande impresa in Marmolada.
Qualche settimana dopo, il 13 settembre 1932, Hans e Vincenzo Peristi scoprirono un’altra parete leggendaria: il lato sud della Marmolada, la regina delle Dolomiti. La scalata era lunga, difficile e piena di rocce liscissime. Loro però corsero come due scoiattoli, impiegarono meno di 12 ore e si ritrovarono in vetta prima che il sole calasse.

Il bivacco senza sacco e il gelo della notte.
Nel 1936 Hans tornò sulla Marmolada assieme a Ettore Castiglioni. Arrampicarono per 13 ore sui primi 200 metri, poi si accorsero che era troppo tardi per scendere e… nessuno dei due aveva un sacco da bivacco! Hans allora infilò sotto la giacca dei fogli di giornale trovati tra le rocce, dormì vestito come era, e al mattino ripartì con le dita freddissime.
Il giovane maestro.
Oltre alle scalate, Vinatzer fece anche l’istruttore a una scuola di roccia, insegnando ai ragazzi come rispettare la montagna e salire in sicurezza. Nel 1937 ottenne la licenza da portatore, così poteva accompagnare gli altri in vetta, e nel 1945 divenne guida alpina ufficiale.
Sfide, cadute e nuovi inizi.
La Seconda Guerra Mondiale fermò un po’ le avventure in montagna. Nell’autunno del 1940, mentre scendeva con gli sci, Hans uscì di pista e si ruppe il bacino in quattro pezzi! Ahi che male! Fu un brutto incidente, ma lui non si arrese: dopo il lungo recupero provò ancora qualche via, poi si sposò, insegnò lo sci e continuò a portare in vetta tanti amici.
Un eroe silenzioso ma che tutti ancora ricordano.
Anche se Hans non cercò mai la fama e non scrisse libri sulle sue scalate, altri grandi alpinisti come Reinhold Messner, Erich Abram e Georges Livanos raccontarono le sue imprese negli anni ’50, chiamandolo ‘formidabile’ e ‘pioniere’.
Ancora oggi, se guardi le pareti ripide della Furchetta o della Marmolada, puoi immaginare i passi leggeri di Hans che saliva come un camoscio sulle rocce.
[Foto di copertina: oltreilponte.org]
