Sardegna, la roccia oltre il mare

Sono stata in Sardegna e ho arrampicato. Bello? Sì, ovvio. Potrei già concludere qui: in fin dei conti il resto rimane ovvio come la prima frase. Le consonanti sottolineate nella parlata? Ci sono. Il mare? Sì, un po’ l’ho visto, un paradiso come sempre. Ma la roccia… quella, nei miei precedenti viaggi, non l’avevo notata. O almeno non l’avevo fatto con gli occhi che mi ritrovo oggi, con quel filtro che si chiama arrampicata.

Ovunque ti giri in Sardegna puoi arrampicare, su calcare o su granito.
Sto continuando il testo: sì, è vero, perché non resisto.

Arriviamo con l’aereo a Cagliari, noleggiamo le auto e alle tre di notte siamo nei nostri appartamenti, in una casa su due piani immersa nei vigneti, tra fiori, alberi di arance, orti, gatti e un cavallo. Ma soprattutto due padroni di casa che hanno allietato il nostro soggiorno con la loro gentilezza e la loro disponibilità.

La vista di alcune alture e di una ricca vegetazione ci fa sentire nell’entroterra, ma a pochi minuti di auto sappiamo che c’è il mare. 

La mattina siamo pronti per partire diretti a Ulassai, una delle più famose zone della Sardegna dedicate all’arrampicata: i settori sono ovunque e tutte le strade qui portano alle pareti di roccia. Una roccia spettacolare, compatta e porosa.

Non inserirò informazioni sui tiri, perché ti consiglio di comprare la guida di Ulassai che trovi a questo link.

Nicola l’ha acquistata a un prezzo davvero generoso e all’interno ci sono oltre mille tiri.

Con noi abbiamo anche la guida Pietra di Luna di Maurizio Oviglia, che racchiude le principali falesie dell’intera Sardegna (qui il link di tutte le guide). 

La mattina prevedono bel tempo, quindi decidiamo di entrare nel Canyon di Ulassai, dove ci sono i tiri per tutti.

Passiamo sotto il famoso cartello rovescio, percorriamo il breve sentiero che inizialmente si addentra in quello che somiglia un giardino incantato e poi le pareti di roccia si aprono come il mare al passaggio di Mosè.

Nel pomeriggio arriva la pioggia, ma qualche tiro siamo riusciti a farlo. Sotto il diluvio c’è sempre la possibilità di comprare una bottiglia Cannonau e una di Vermentino nella cantina di Jerzu per la cena!

La mattina dopo propongo il Villaggio Gallico, una felesia a Baunei sulla strada per Pedra Longa. È al sole la mattina e i climber pro non sono felicissimi (io, ovviamente, sì, perché vedo il mare), ma comunque Lisa arrampica a vista fino al 7b, quindi… non c’è proprio modo di ostacolarla. Nemmeno il sole e il caldo ci riescono.
Un venticello fresco e una fantastica roccia riescono però ad accontentare tutti e nel tardo pomeriggio arriviamo a Pedra Longa, dove si fa aperitivo e ci si diverte sugli scogli. Tanto per non farci mai mancare la roccia.

Il terzo giorno la roccia e le pareti di Jerzu conquistano tutti. Tranne me, che infastidita dal Maestrale (quasi sparito all’arrivo del sole a metà mattinata, ma io non ho pazienza di attendere) mi incammino tra le rocce e la vegetazione di un altro posto splendido. A differenza di Dio, dunque, io mi riposo non il sesto ma il terzo giorno. E nel pomeriggio mare, per me, Francesca e Nicola.

Il quarto giorno siamo di nuovo a Ulassai, settore Genobida e nel pomeriggio, mentre in cinque ci facciamo un bel bagno a Bari Sardo, Lisa e Stefano provano il settore Lecorci, a due passi dal camping.

Lo ribadisco: sarebbe scontato dire quanto bella è la zona, quanto eccezionale sia la roccia, quanto fortunati siano i sardi che si possono arrampicare tutto l’anno a due passi da casa. Quindi non aggiungo altro.

Ora che sono a casa, quello che mi rimane dentro oltre all’Ogliastra, però, è la gentilezza delle persone, come i nostri padroni di casa, una coppia di signori che ci hanno portato i culurgionis appena cucinati per la nostra cena. Il timido sorriso della cameriera all’agriturismo, dove abbiamo assaggiato alcuni dei sapori sardi. La pazienza delle tante persone che abbiamo incontrato lungo la strada e hanno ascoltato i discorsi di Stefano (in dialetto veneto) e di Nicola. I due ragazzi al camping di Ulassai che ci hanno consigliato i settori. La signora dell’autonoleggio che ha atteso la lunga ricerca della patente di Stefano. Le capre e le pecore che ci hanno lasciato passare.

Quello che mi porto dentro e che già mi manca è una compagnia di amici. Di arrampicatori più bravi di me e di cui a volte ho avuto un po’ soggezione, ma da cui posso imparare molto.

Sono Luca con i suoi doppi sensi, Stefano con le sue uscite, Nicola con la sua frenesia, Lisa con la sua determinazione, Francesca con la sua dolce distrazione, Angela con la sua ineguagliabile gentilezza. Loro che non te le mandano a dire. Loro che non si fanno troppi problemi. Loro che amano scalare, forse troppo per me, ma che lo fanno con passione, quella vera.

Qualche momento di sconforto c’è stato: non sono così abituata a scalare ogni giorno, ma l’ultimo avrei voluto non fosse mai arrivato. Vedere e sentire i miei limiti ammetto che forse un po’ mi ha abbattuto, ma anche questo mi ha aiutato a crescere. 

Aver visto volare Lisa all’ultima presa di uno dei tiri più difficili della falesia ha concentrato di più la mia attenzione sulla linea che ha salito fin lì, sull’impegno e la determinazione che l’hanno portata fin quasi alla catena senza sosta. Lei è un’atleta che non si distrae dal suo obiettivo: forse non sempre è positivo, ma nello sport e nella vita questo porta ai risultati meritati.

Parlare qualche minuto dopo cena con Stefano sul senso della vita mi ha fatto riflettere su quel che ci perdiamo quando siamo troppo concentrati nel progettare il futuro. “A mio figlio lascerei fare sbagli e qualche esagerazione, perché se non li fa quando è giovane per poter capire com’è la vita, quando potrà farli?”: non sono più giovane, potrei pensare, ma è anche vero che ogni anno che passa saremo sempre più giovani di quando saremo più vecchi. Non trovi?

E Luca… be’, con lui vedi sempre il lato positivo. Se scende una lacrima, c’è sempre il modo giusto per far nascere un sorriso. Se c’è un problema, la soluzione arriva, altrimenti si volta la pagina del libro che ancora non si è concluso. Ma soprattutto Luca, per chi non lo sapesse, è un poeta. E negli artisti si sa, è la sana pazzia a renderli unici!

Con Nicola rilassarsi è impossibile, ma l’anzianità rende saggi e questo è il suo più gran pregio. Sull’anzianità sto ovviamente scherzando, ma ne approfitto a lanciargli frecciatine qui che non può rispondere, perché altrimenti devo ammettere che riesce sempre ad avere l’ultima parola. Sarà l’esperienza, che, nel bene e nel meno bene, ogni volta insegna. Grande Nic!

Per Francesca il mondo è pieno di colori, i suoi lati sono sempre positivi e sorridere non è mai un’opzione. Una persona su cui puoi contare non la vedi solo dalle sue parole e dalle sue azioni, la osservi anche nello sguardo, la senti nel tono di voce, nel suo modo di fare che ti rassicura… anche quando ti sembra di non avere più certezze. 

Angela, la mia compagna di cordata in tutte le falesie sarde, quella che grazie al cielo inizia dal 5c e pian piano alza il livello senza fatica, senza batter ciglio. Lei è quella ragazza che ti dice “tranquilla, io sono abituata ad arrampicare per gradi” e così ti accompagna gradualmente ad alzare l’asticella, metaforicamente per mano. Lei è la persona che ti aspetta per scendere a cena anche se sei in ritardo: quelle piccole cose che valgono più di altre.

Dunque, quello che mi porto dentro della Sardegna è tutto questo: ambiente, arrampicata, ma soprattutto persone.

Le esperienze e gli incontri insegnano: ecco perché è bello diventare grandi. Ricordandosi che restare anche un po’ bambini non è sempre una cattiva idea.


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