Voglio vivere così

Prima, quando sentivo passare un elicottero sopra la mia testa, alzavo gli occhi al cielo e lo cercavo a destra e sinistra, sopra la cima delle montagne o le vallate. Ora faccio lo stesso, ma quando lo vedo, cerco subito di guardare di che colore è, per capire se è del soccorso alpino.
E quindi? Ti starai chiedendo.

E quindi, nulla, è un fatto banalissimo, eppure è uno dei tanti segni del tempo, del mio tempo. Quei segni che mi fanno capire come sono cambiata: ora quando guardo il cielo, penso anche a come fare per arrivarci.

Ho sempre convissuto con la montagna, ma per la maggior parte del tempo l’ho solo ammirata dalla finestra.
Ora, lungo la strada o quando mi siedo per riposare, o per annodare all’imbrago la corda e allacciarmi le scarpette, non mi limito a guardarla: la osservo.

Cerco il luccichio dei fix da lontano, le prese sporche di magnesio da vicino, mi perdo sulle pareti a strapiombo e mi incanto su quelle a placca.
Quando ora guardo fuori dalla finestra, mi chiedo quanto durerà la presenza del sole e, se piove, che temperatura ci sarà quando smette, per capire in quanto tempo le pareti si asciugheranno.

Nella montagna ho trovato la libertà. Ma dopo che l’ho trovata, la vita di tutti i giorni è diventata più difficile. Restare nella speranza di uscire, attendere con la consapevolezza di partire, innamorarsi per avere la scusa di conviverci.

Il lato positivo? Tornare.

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