Al Bostel Penna Bianca ti chiama!

Poteva un appassionato (anche) di cinema e di storia non pensare a questo nome per una via che termina, sul grigio della parete, con una macchia bianca a forma di piuma? Sto parlando di Tranquillo Balasso, che ha aperto con Stelvio Frigo il 18 maggio 2015 la via Il richiamo di Penna Bianca.

Siamo al Sojo Bostel, sulla parete sud, e guardando verso l’alto vedo una parete chiara che si staglia su quel che rimane del cielo azzurro, a breve invaso dal grigio delle nuvole come questa roccia, che pian piano verso l’alto si dipinge di un colore più scuro, per poi far emergere alcuni bianchi dettagli, proprio come la penna bianca.

È una via con una roccia molto buona e una parete che offre prese talvolta talmente perfette che sembrano incise. Ma no, è tutto naturale!

Placca, strapiombi e traversi, è così che scorre la via adattandosi a una parete variegata, esposta con lunghi tetti orizzontali e intagliata dal tempo, mostrandosi con fessure decise, fratture prorompenti e tratti talmente omogenei che solo quando li tocchi ti accorgi che non sono morbidi come sembrano.

Tre sono i passi più difficili: un 6c su strapiombo, un 7b su placca e un 8a+ liberato da Ivo Maistrello nell’ultimo tiro.

Ecco perché chiedo ai miei compagni di cordata, Tranquillo Balasso e Federico Stefani, se c’è un’alternativa a questo 8a+ (azzerabile, certo, ma…). Mi propongono di deviare sull’ultimo tiro della via Fuori di Linea, a destra della penultima sosta de Il richiamo di Penna Bianca. Ha un passo di 6c, ma questo almeno lo posso provare.

A parte due tratti erbosi, ma brevi, questa via mi ha dato molte soddisfazioni ed è una tra le più belle che ho scalato qui nelle Piccole Dolomiti. Non è la prima volta che lo scrivo, vero? Hai ragione, ma che ci vuoi fare: ogni volta riesco a entusiasmarmi come fosse la prima.

La via Il richiamo di Penna Bianca è stata una decisione dell’ultimo momento e quindi ho potuto sfogliare la relazione in velocità, ma con Tranquillo in cordata che si ricorda anche il singolo passo, non è servita poi così tanto.

Il vento e le nuvole che coprono il sole hanno fatto scendere le temperature, ma nonostante il clima e, a volte, anche le mani fredde, salire qui è come danzare da equilibrista su una superficie che a ogni centimetro sembra indicarti la strada e spostare il tuo corpo perché possa seguire le linee della parete: è la montagna a farmi muovere o sono io che decido di farlo?
Non saprei rispondere a questa domanda, perché durante la salita spesso non mi rendo conto con la mente di quello che faccio, ma eseguo quel che mi impone l’istinto e a volte anche una presa inesistente sembra esistere.

Non so se è Penna Bianca, ma qualcosa che chiama lo senti.

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