Svelata la falesia a sorpresa: è Sengella!

È a Cogollo del Cengio e il suo nome è Sengella.

L’ho visitata quando i lavori erano ancora all’inizio e questo è l’ambiente:

Ora grazie al lavoro di pulizia dei giovani (e anche di quelli meno giovani – vero Giob e Ferruccio!) è un luogo che pare avere anche qualcosa di magico. Uno spazio immerso nel bosco, eppure a pochi minuti dal centro del paese e a soli 10 minuti dal parcheggio.

I chiodatori che hanno risistemato la falesia e aggiunto nuovi e interessanti tiri sono Carlo, Claudio, Ferruccio, Giob (Roberto), Franco e Lorenzo.

Risistemato, certo. Perché questa falesia ha la sua bella età.

Ma andiamo al sodo: i tiri sono prevalentemente su placca e alcuni sono davvero lunghi. Un gioiello a portata di mano, dunque, e per chi è della zona anche una fuga in pausa pranzo o la sera nelle stagioni più calde.

Informazioni dalla relazione:

  • accesso: dal centro di Cogollo del Cengio, passando per la gelateria da Jejo, si imbocca il costo vecchio, si parcheggia nei pressi del terzo tornante (parcheggiare a spina di pesce, se non dovessero esserci posti liberi è possibile parcheggiare al quarto tornante);
  • dal terzo tornante partono due sentieri, bisogna prendere quello più a sinistra, che parte pianeggiante, dopo circa 100 metri curva leggermente a sinistra, dopo altri 50 curva decisamente a destra, e dopo una breve salita si arriva al settore basso (5 min dall’auto).

La falesia è esposta prevalentemente a sud; per alcuni tiri, in particolare Diedro Grigio e La canzone del pane, la corda da 60m basta a malapena.
Raramente è necessario fare manovra in catena (es: Cielo super acceso, Chester).
I tiri non presenti nella relazione (che viene costantemente aggiornata) sono da considerare non ancora terminati, o da richiodare.

Riporto un pensiero dal mio precedente articolo:

Ti guardi attorno e ti chiedi “che ci faccio qui?”. Poi tocchi la roccia, la osservi bene e ti lasci sorprendere senza poter obiettare: è incredibilmente compatta, presenta buchi, fessure e prese che sembra siano state progettate da una natura che sa arrampicare.
È un luogo che solo avanzando riesci a comprendere, eppure sembra non finire: pareva solo bosco, ma le pareti compaiono come immaginarie in un film di fantascienza.
Tratti vergini mostrano linee intuitive e sono pronti per essere chiodati.
Quando ti incammini per tornare, puoi osservare da lontano i profili delle montagne, che disegnano sul cielo quel panorama che ti ha ossessionato tutta la vita o negli ultimi anni, come se ti volesse dire “hei, non te lo dimenticare”.

Mi resta solo di augurarti buona arrampicata e se ti va di condividere foto e commenti, scrivimi!

Scarica la relazione qui!

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