CAI, CAAI, alpinismo e guide alpine: il pensiero di Alessandro Baù

Parliamo di CAI e CAAI con Alessandro Baù, ma trattando due argomenti specifici: quelli che abbiamo già citato in questo articolo.

Qual è oggi il valore che questi due club danno all’alpinismo? O meglio, è cambiato nel tempo? E perché una guida alpina non può entrare nel CAAI? Ognuno ha una sua opinione e il bello è proprio questo. Qui voglio riportare il pensiero di Alessandro, accademico prima, guida alpina poi e alpinista prima di tutto.

Iniziamo.

Alessandro, vorrei un tuo parere sull’apertura del CAI a iniziative che, pur mantenendo saldi i valori, il significato e i principi dell’alpinismo, si stanno un po’ discostando da questo per appassionare più persone ad attività sportive generiche in montagna e nelle palestre d’arrampicata.

Il concetto è semplice: di attività legate alla montagna ce ne sono davvero molte e non vedo perché non possa esserci da parte del CAI un avvicinamento anche verso queste, così da coinvolgere più persone al club.  Per me l’importante è fare attività all’aria aperta, vivendo delle esperienze in un ambiente unico.

È indubbio che l’azione del CAI debba essere imprescindibile dall’alpinismo. E questo lo voglio sottolineare soprattutto per quanto riguarda i giovani: considero la proposta dell’Eagle Team, ad esempio, un’iniziativa molto positiva da parte del CAI (un progetto ideato con Matteo della Bordella).

Erano anni che il club non proponeva iniziative del genere per l’alpinismo giovanile e quindi devo essere in disaccordo con chi pensa proprio oggi che il CAI stia tradendo l’alpinismo solo perché si apre anche ad altre attività sportive relative alla montagna.

Alessandro cita l’articolo di planetmountain.com sull’Eagle Team e ricorda le parole del Presidente Generale del CAI Antonio Montani:

“Con questo progetto il Club Alpino Italiano vuole tornare a essere protagonista dell’alpinismo di punta, e lo fa partendo dai giovani più promettenti, puntando a un percorso di crescita che ha come base i valori che da sempre ci contraddistinguono”.

Morale della favola: il CAI secondo te non sta “tradendo” l’alpinismo. È corretto?

I tempi cambiano e ci si deve adattare. È come pensare di criticare l’arrampicata in palestra (un successo che è il risultato della partecipazione ai giochi olimpici e del clamore mediatico su questa disciplina) e le persone che ci vanno paragonando questa realtà all’alpinismo di una volta. È chiaro che l’alpinismo di una volta non c’è più: negli anni ’30-’40-‘50 una salita appariva nei quotidiani nazionali, oggi non è più così. Questo paragone ci trattiene a quegli anni, ci limita e ci frena nel nostro percorso verso il futuro.

Per me è più importante essere propositivi e fare qualcosa per l’alpinismo, soprattutto quello giovanile, piuttosto di criticare una realtà che proseguirà naturalmente con attività fuori dall’alpinismo, in montagna. Ciò che deve rimanere essenziale è il rispetto da parte del CAI verso i valori dell’alpinismo, la sua storia, la sua essenza.

Grazie Alessandro. E ora passiamo a un altro argomento, collegato al precedente da due concetti chiave: l’alpinismo con i suoi valori e i tempi che cambiano (quindi la capacità di adattarsi). Oggi da statuto le guide alpine non possono entrare nel Club Alpino Accademico Italiano e tu hai espresso la tua opinione contraria a questa chiusura. Me la spiegheresti meglio?

Ti dico come la vedo io: se il club accademico non aprirà le porte alle guide alpine, in futuro il gruppo conterà sempre meno giovani. Questo perché moltissimi ragazzi, forti nell’alpinismo, scelgono di fare il corso per diventare guida alpina. Il messaggio che vorrei trasmettere, però, non è tanto quello di far entrare le guide alpine nel CAAI, ma semplicemente non guardare la professione che uno fa, perché questa è indipendente dall’attività accademica alpinistica in montagna.

Come vedi dunque questo legame storico tra la nascita del CAAI e la volontà di escludere le guide alpine (parliamo dei primi del ‘900) che prosegue ancora oggi?

Io la vedo come un limite alla crescita del CAAI, perché lo statuto ha oltre 100 anni e all’epoca il mondo era diverso da quello di oggi. Vorrei superare quei principi e regole (inerenti a questo tema) che hanno portato alla creazione del club accademico. 

20 o 30 anni fa c’erano molti più ragazzi giovani che scalavano per il gusto di farlo. Nell’ultimo periodo in tanti intraprendono il corso per guide: il trend è cambiato perché i giovani vedono una possibilità lavorativa nel settore che amano e quindi si riduce al minimo il numero di quelli che possono entrare nel CAAI… stiamo perdendo un bacino di utenza.

Ma cos’hanno queste guide alpine che non va? (Tono ironico)

È un discorso difficile da fare, ma ci provo. Considero l’esclusione solo un preconcetto. Qualcuno vede nel brevetto della guida alpina un riconoscimento delle proprie capacità, ma non è così: è un mestiere. Guida alpina lo può diventare anche chi non è un fenomeno dell’alpinismo, perché è necessario essere grandi professionisti, ma non grandi alpinisti.

Infatti diventare accademico significa rispondere a determinati requisiti alpinistici…

È per questo che nomino Alessandro Beber e Nicola Tondini, ad esempio: due alpinisti che sicuramente, se non fossero guide alpine, sarebbero nel CAAI per quello che hanno fatto e trasmettono in montagna. E nessuno potrebbe metterlo in dubbio. 
Avere la patacca della guida alpina preclude loro di entrare nell’accademico: a me non sembra giusto.

Alessandro Baù – Alessandro Beber – Nicola Tondini sulla Torre Trieste in Civetta


Il Beber e Tondini hanno già la loro età (mi perdoneranno 😊), l’Accademico deve puntare ai ventenni!

Grazie Alessandro!

[L’intervista a Alessandro Baù è doverosa dopo la citazione del suo intervento nell’articolo “Ai tradimenti e alle guide alpine”.]

Pubblicità

4 pensieri riguardo “CAI, CAAI, alpinismo e guide alpine: il pensiero di Alessandro Baù

  1. Ciao, sono Porrini Franco, da 43 anni faccio parte della scuola Colibri sezione CAI Gallarate, sono solo istruttore sezionale perché nella mia vita passata non ho mai avuto tempo di fare il percorso Regionale , Nazionale. Sono pienamente d’accordo con Alessandro , così come vanno le cose sta diventando vecchi tutto il CAI non solo il CAAI, spero tanto che il progetto di portare avanti tutto quello che riguardi l’andate per montagna vadi avanti.. Io alla mia età’ sono da ( pensione ) ma credo molto in mondo nuovo fatto con giudizio e con criterio rispettando sempre la montagna e i posti che di frequentano. Le guide alpine sono i professionisti della montagna, di certo è il loro mestiere come lo è il mio è tutti i mestieri del mondo , è inconcepibile questa chiusura del CAI . Mi fermo altrimenti ci vorrebbero un libro. Grazie Porrini Franco

    "Mi piace"

  2. Il CAI deve finanziare progetti di chiodatura in falesie e montagne non buttare soldi dei suoi iscritti in un progetto senza senso a delle persone che non hanno competenza cioè non sono giide

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: