Piccole Dolomiti, ma grandi storie.
E una di queste è quella della via d’arrampicata sul Monte Cengio dedicata a Giancarlo Milan.
Quando oggi io e il mio compagno di cordata PG siamo arrivati all’attacco, notiamo subito la piastrina con il nome, ci fermiamo, disfiamo le nostre doppie e parto per l’avventura.
La via è stata aperta da Tranquillo Balasso e Piero Moretti l’8 novembre 1984. È stata poi restaurata da Balasso e Xodo, un’inarrestabile coppia di chiodatori molto conosciuta nel territorio per aver aperto molte vie, i quali hanno anche sostituito i vecchi chiodi e integrato i tiri con fix artigianali.
(Non dimentichiamo anche il lavoro di pulizia della via fatto da Tranquillo e Federico Stefani).
La via infatti è davvero ben protetta: ha difficoltà di VII grado, VI obbligatorio, con i passi chiave anche questi ben protetti. Si sviluppa su 140 metri per cinque lunghezze.

Parto io e il primo tiro sale su placca e fessura fino a una cengia, dove incontro la prima sosta che come le altre è costruita con fix. Il secondo tiro è di PG e scorre su due diagonali, prima verso destra e poi a sinistra, fino a raggiungere un tetto. Quando parto per il terzo tiro, affronto con difficoltà il passo di settimo, strapiombante a sinistra del tetto. Sbaglio a rinviare, quindi torno con i piedi sulla cengia per riposare gli avambracci e riprovo il passo: bastava solo azzeccare la giusta posizione e la pancia è superata.

Il quarto tiro sale un breve diedro e un tratto continuo su roccia sempre buona.
L’ultimo tiro è fantastico con roccia ottima. Peccato che duri solo 20 metri.
Nel complesso la via segue una linea davvero bella e anche nei tratti più semplici non si presenta mai scontata.

Ma questa via ha anche una bella storia. E me la sono fatta raccontare da Federico Stefani che, dopo aver arricchito i ricordi con una telefonata a Tranquillo Balasso, mi spiega che:
“Tranquillo conosceva Giancarlo Milan, erano amici, ma non avevano mai arrampicato insieme. All’epoca Giancarlo era conosciuto anche per le sue imprese in solitaria slegato (tra queste la via Philip in Civetta). Un’estate Milan è andato in vacanza con la famiglia sulle Alpi Apuane e ha deciso di avventurarsi in una delle sue solitarie, arrampicando sempre slegato. Dopo due giorni senza sue notizie, la moglie ha allertato i soccorsi, che l’hanno trovato senza vita dopo la caduta. In quel periodo Tranquillo arrampicava anche con Piero Moretti, tra i compagni di cordata di Giancarlo Milan, che poco tempo prima aveva iniziato ad aprire una via alpinistica sul Cengio. Era arrivato ai primi 15 metri. Piero Moretti, alla morte di Milan, ha chiesto a Tranquillo di concludere la via in suo onore. I due chiodatori hanno quindi ripreso la linea che aveva iniziato Giancarlo e l’hanno conclusa dedicandole poi il suo nome”.
Triste, sì, ma anche affascinante: questa e le tantissime altre storie, che firmano insieme ai chiodatori le tante vie di arrampicata delle nostre Piccole Dolomiti, ho imparato a vederle come scrigni le cui chiavi sono due doppie, qualche rinvio e la passione per l’arrampicata e la sua storia.
La prestazione è importante, certo, ma dietro una via c’è altro oltre il grado. E la storia della Giancarlo Milan è una delle tante conferme.
Grazie ai chiodatatori e soprattutto alla visione di Giancarlo, per l’ennesima splendida linea sul Monte Cengio.
