Per una gazza ladra Mario perse la corda.

Era una giornata come un’altra al Cengio, mi raccontarono Mario e Elena: stavano chiodando una via, una delle tante su queste pareti a strapiombo sulla valle, quando accadde il fatto.

Era notte o un silenzioso giorno, qualcuno si aggirava lungo il sentiero, vide una corda e decise di portarsela via.
Da allora nessuno la vide più, quella corda. La storia parrebbe conclusa, ma non è così.

Mario ed Elena chiodarono la via fino alla vetta, sei bei tiri su una lunghezza di 210 metri, ognuno con il suo perché. A questa via fu dato il nome Gazza Ladra.

E sai qual è la cosa bella? Che quando la scali, avrai sempre una storia da raccontare.

Oggi tocca a noi, a me e PG, salire questa via e provare a sfogliare le allegoriche pagine del giallo.

Inizio io, per affrontare subito i due passi di 6b, di cui tanto ho sentito parlare e che dall’apertura della via avrei sempre voluto provare.
Dall’attacco, alzando lo sguardo, notiamo subito il piccolo tetto spaccato al centro da un diedro. I due passi sono proprio là. Mi riscaldo e parto.
Percorso il brevissimo traverso mi ritrovo sotto il protagonista del primo tiro, sua maestà il diedro: sbircio in su, rifletto qualche secondo e inizio a riposare la braccia, ora che posso farlo. Prevedo un’avanzata lenta e dolorosa, leggermente strapiombante e con pochi appoggi per i piedi.
Parto: capisco subito che non posso permettermi, anche se il tratto non è lungo, di consumare tutta la forza per salire solo con le braccia e data la carenza di appoggi provo con i piedi in spalmo sulle due pareti che formano il diedro.

Anche oggi i piedi mi stanno salvando dall’azzero. Riesco a salire il diedro e dopo qualche metro sono fuori, vicino alla sosta.

I tiri successivi sono di quarto e quinto grado, divertenti su una buona roccia, e alla fine incontriamo la cengia del giallo, quella dove è avvenuto il furto: la sosta della corda rubata.

I due seguenti sono di III e IV, un po’ su roccia e un po’ su erba, ma nessun fastidio: dobbiamo recuperare le forze.

Inizio il quinto tiro che sale su una bella placca chiara di sesto grado (con un passo di 6a) che splende a fronte del sole: il pilastro galeotto.

È al mio compagno di cordata che tocca infine l’onore dell’ultimo tiro, di IV+ certo, ma con un inizio cruciale segnato da un altro passo di 6b su placca leggermente strapiombante. Anche PG lo libera, non senza fatica.

Arriviamo alla fine della via felici di aver liberato questa bella via e di ringraziare anche il ladro, che ha dato a questa salita questo tocco in più di mistero.

Complimenti a Mario Schiro e Elena Girardi per averci regalato un’altra via alle pareti dello storico Monte Cengio.

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